mercoledì 29 agosto 2012

Regolamentazione della prostituzione: Italia lontana dall’Europa


Prostituirsi in Italia, così come nel resto d’Europa, non costituisce reato. Ciò che viene punito dall’ordinamento giuridico sono schiavitù, sfruttamento e prostituzione minorile. Al di là dell’aspetto prettamente penale, l’assenza di una regolamentazione giuridica del fenomeno comporta delle gravi conseguenze, quali il venir meno di specifiche garanzie igienico-sanitarie a tutela di clienti e prostitute, assenza di diritti previdenziali ed assistenziali a favore di queste ultime, problemi di ordine pubblico, per non parlare dell’indecoroso spettacolo che va in scena ogni giorno e notte su molte strade italiane ed infine il mancato gettito fiscale rispetto ai ricavi che oggi finiscono per intero nelle tasche delle organizzazioni criminali. Paradossale poi il fatto che, malgrado la legge penale italiana preveda il reato di sfruttamento della prostituzione, il legislatore non voglia creare le condizioni che lo eliminerebbero, come per esempio la riapertura delle “case chiuse”.  Mentre la politica italiana, influenzata e condizionata dalle  gerarchie vaticane, ha sempre affrontato la questione con un approccio dogmatico, la maggioranza dei paesi europei ha risolto da tempo il problema mediante una legislazione molto più realistica e pragmatica. Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Ungheria, hanno da tempo deciso di combattere la violenza e lo sfruttamento regolamentando la professione ed il mercato stesso della prostituzione. Regolamentare significa riconoscere dei diritti, imporre delle tasse e dei limiti all’esercizio della professione, come avviene per tutte le altre attività professionali. Non vi è alcun dubbio che, dal punto di vista della lotta al crimine, regolamentare la prostituzione significa togliere il terreno sotto i piedi delle organizzazioni criminali che ora la controllano. Persino nella tanto vituperata Grecia dal 1999 la prostituzione è regolamentata (ammessa solo quella esercitata in luoghi chiusi) e le prostitute costrette a registrarsi a scopo sanitario e soggette al pagamento delle imposte. In Olanda è ammessa in luoghi chiusi, mentre in Germania è possibile esercitare sia come lavoratori autonomi che come dipendenti, essendo il tutto regolamentato da norme rigide, ad evitare fenomeni di sfruttamento. Il dogmatismo italiano non riesce ad affrontare e risolvere il problema e le sue tristi conseguenze, ma il mondo politico nostrano, nella sua ipocrita difesa della morale cattolica più oltranzista, riesce benissimo ad ignorare i buoni risultati degli altri paesi partners in quell’Europa che ci guarda sempre più da lontano.