mercoledì 28 marzo 2012

Le caramelle avvelenate della Fornero


L'unico risultato certo che produrrà la riforma del lavoro ed in particolare dell'art.18, sarà quella di indebolire ulteriormente i diritti dei lavoratori. Saremo tutti più deboli, maggiormente ricattabili e senza prospettive certe sulle quali costruire un futuro per noi e le nostre famiglie. E' abbastanza evidente che i licenziamenti discriminatori, per i quali la riforma manterrà la possibilità di un reintegro, verranno mascherati facilmente in licenziamenti di tipo economico per i quali è previsto solo un risarcimento. Basterà giustificare i tagli con l'introduzione di un nuovo macchinario o con l'esternalizzazione di una funzione o, più semplicemente, utilizzare la scusa della crisi economica generale. Le aziende finiranno per comperare il licenziamento dei propri dipendenti. Quelle che avranno la liquidità necessaria potranno mettere in budget una somma da destinare ai tagli senza troppe preoccupazioni. Ci siamo liberati di Berlusconi, per scoprire che i tecnici nutrono lo stesso disprezzo per quei lavoratori dipendenti, il cui stipendio è letteralmente depredato per foraggiare la macchina mangia-soldi dello Stato. Il drammatico caso degli "esondati" poi è veramente emblematico dell'arroganza di chi ci governa. Sono 350.000 i lavoratori che, per effetto della riforma delle pensioni della Ministra Fornero, che ha introdotto il "superscalone", si trovano senza stipendio e senza pensione. Sono quelli che sono stati incentivati a licenziarsi con buonuscite commisurate agli anni mancanti alla pensione o per effetto di accordi con aziende in ristrutturazione, proprio perchè ormai prossimi al traguardo della pensione, per vedersi poi spostare improvvisamente la linea di arrivo di 5 o 6 anni. Questi sventurati hanno preso una decisione contando su regole successivamente stravolte. Tutto quello che ha saputo dire la Fornero è che non l'hanno chiamata a "distribuire caramelle". Fornero, la ministra che "chiagne e fotte".

venerdì 16 marzo 2012

Benzina sul fuoco della crisi


A breve la benzina raggiungerà i due euro al litro. A questo livello il costo del carburante brucerà letteralmente il  reddito medio delle famiglie italiane. L'aumento del prezzo del carburante non solo infatti è un costo al quale difficilmente ci si può sottrarre, ma va anche ad incidere sull'aumento della quasi totalità dei beni di consumo, in particolar modo quelli di prima necessità come gli alimenti, con evidenti effetti sull'inflazione. La forbice tra prezzi e redditi si allarga sempre di più, nell'indifferenza generale del governo e della politica. Eppure le tasse pesano per circa il 60% sul prezzo di un litro di carburante. Il governo sta usando l'aumento della benzina per sanare il debito pubblico. Certo non è una novità, ma in un contesto di crisi generale, con le famiglie italiane già provate dalla progressiva diminuzione del loro potere d'acquisto, appare questo un sacrificio difficilmente sostenibile. Il superamento dei 2 euro al litro determinerà anche il superamento di una soglia psicologica, che metterà a dura prova i nervi dei cittadini.

mercoledì 7 marzo 2012

La strana idea di democrazia del Presidente Napolitano

                                                                                       
A prescindere da un giudizio di merito circa l'utilità della realizzazione della TAV Torino-Lione, la decisione di Napolitano di non incontrare i sindaci della Valsusa contrari all'opera, appare come l'ennesimo schiaffo che le istituzioni dello stato infliggono ad un'idea di democrazia partecipata ed attiva da parte dei cittadini, che con tutta evidenza infastidisce il potere politico espresso dai partiti e le lobby economiche e finanziarie. Se anche il Presidente della Repubblica rinuncia al suo ruolo di arbitro sopra le parti, di conciliatore e mediatore, se decide di ignorare le istanze di rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti (non certo di pericolosi criminali), ebbene se così accade significa che la nostra è una democrazia di forma e non di sostanza, che si esaurisce e consuma nelle elezioni politiche o amministrative, ma dove però poi gli eletti conquistano l'arrogante pretesa di non dover rendere conto più a nessuno delle loro scelte e del loro operato. E' questa un idea di democrazia subita dai cittadini, più che vissuta attivamente, una democrazia che assomiglia sempre più ad un oligarchia autoreferenziale ed intollerante a qualunque forma di dissenso.