lunedì 20 febbraio 2012

Etica tedesca, faccia tosta italiana


Le dimissioni del presidente tedesco Christian Wulff, per aver usufruito di un finanziamento a tasso agevolato elargitogli da un imprenditore amico ed aver goduto di qualche giorno di vacanza pagata da altri, costituiscono il vero differenziale che distingue la Germania dall'Italia. Altro che spread! Le parole poi con le quali Angela Merkel ha di fatto liquidato la presidenza di Wulff, se confrontate con quelle dei politici italiani, sembrano segnali di altre forme di vita provenienti da qualche pianeta sconosciuto della galassia: "Rispetto la sua convinzione di essersi sempre comportato bene, ma non poteva più servire il popolo. E' una forza del nostro stato di diritto trattare tutti allo stesso modo, indipendentemente dalla posizione". Tornano subito alla memoria le giustificazioni più incredibili con le quali i nostri politici, colti con le mani nella marmellata, si cimentano in uno dei loro passatempi preferiti: l'arrampicata sui vetri. Case e vacanze pagate da altri a loro insaputa, assunzioni nella pubblica amministrazione di parenti ed amici, ovviamente senza le competenze richieste per quel ruolo, frequentazioni malavitose (naturalmente sempre a loro insaputa), per arrivare al capolavoro assoluto di un'intera maggioranza che crede plausibile che il proprio Presidente del Consiglio possa aver scambiato una prostituta minorenne marocchina per la nipote dell'ex presidente egiziano Mubarak. Ma la cosa ancor più incredibile è che molti giornali italiani, colti da improvviso fervore di rivalsa patriottica, abbiano gioito della possibilità di schernire per una volta gli odiati politici tedeschi e di poter così riabilitare un poco i loro sodali politici italiani al grido "tutto il modo è paese". Il messaggio è chiaro: i politici sono tutti uguali. In ogni paese i politici rubano qua e là, pertanto, cari italiani, non lamentatevi troppo di chi vi rappresenta. Poco importa se le dimissioni di Wulff e le parole inequivocabili della Merkel dimostrano l'esatto contrario, ovvero che la democrazia tedesca è molto più matura e pulita di quella italiana, perchè lì chi sbaglia va a casa veramente ed è la stessa classe politica che è in grado di fare pulizia al suo interno, prima ancora che intervenga la magistratura. Il vero handicap dell'Italia, che allontana gli investimenti stranieri, non è l'art.18, come ridicolmente sostenuto da molti, ma una classe politica corrotta che nessuno è in grado di disarcionare dal timone del paese.

giovedì 16 febbraio 2012

Mercanti sul tempio, il maxi-poster sulla chiesa di San Babila a Milano


In questi giorni, sulla facciata della chiesa di San Babila nel centro di Milano, a copertura del cantiere per i lavori di restauro,  fa bella mostra di sé un maxi-poster pubblicitario di un noto stilista con immortalate quattro modelle. Lungi dal volerne fare un discorso moralista, considerato oltretutto che le figure femminili sono più vestite di quanto in genere non accada in questi casi, sono due gli aspetti che colpiscono in questa vicenda. Il primo è l'invadenza con la quale il mercato si è insinuato all'interno della nostra società, al punto da riuscire ad occupare tanto la dimensione temporale della nostra vita, quanto quella spaziale. Un sistema fondato sul consumo fine a se stesso e non più correlato necessariamente ai bisogni, tende a cannibalizzare il nostro tempo e gli spazi dove viviamo. La libertà di vivere il proprio tempo e il proprio spazio possono infatti generare una consapevolezza di sé e dei propri reali bisogni, tale da trasformare un consumatore in un individuo. Lo stordimento pubblicitario mira proprio a confonderci, a farci credere indispensabili per la nostra esistenza cose che non lo sono. In quest'ottica una chiesa, un monumento diventano spazi come tanti altri, da poter occupare e sfruttare, un altro cerchio che viene chiuso attorno a noi e alla nostra capacità di elaborare un modello di vita diverso. L'altro aspetto che impressiona è la passività con la quale accettiamo questo meccanismo pervasivo, la naturalezza con la quale si può ricoprire di pubblicità un luogo di culto, un monumento storico, un'opera d'arte, una strada senza che nessuno protesti o si indigni. Per il mercato tutto ha un prezzo, ma ci sono cose che dovrebbero avere un valore troppo grande per noi, per accettare che ci siano comprate.

lunedì 13 febbraio 2012

Giovanardi ha un fratello gemello, al peggio non c'è mai fine


La recente scoperta dell'esistenza di un un fratello gemello del ex-sottosegretario Carlo Giovanardi, ha gettato nel panico milioni di italiani. A Madre Natura non deve essere sembrato sufficiente vendicarsi del genere umano, sempre così irrispettoso nei suoi confronti, regalandogli un solo Giovanardi, ma ha deciso di punirlo, aggiungendoci anche un clone. Si chiama Daniele Giovanardi, di professione medico e del tutto identico al più celebre fratello in quanto a viso, voce e, quel che è peggio, idee. Mentre il gemello Carlo, infatti, non perde occasione per manifestare la propria omofobia, Daniele lo difende e ne chiarisce il pensiero. Curioso, tra l'altro, notare come il Giovanardi politico riesca ormai ad ottenere l'attenzione dei media, solamenete quando si lascia andare alle solite esternazioni contro gli omosessuali. Paradossalmente questi ultimi costituiscono il solo motivo di interesse mediatico che egli riesca a suscitare. Giovanardi combatte gli omosessuali, ma non esisterebbe senza di loro. Le ultime perle di saggezza dello statista modenese le ha affidate ai microfoni di Radio24. Alla domanda di cosa provasse a vedere due ragazze baciarsi in pubblico, ha risposto: "A lei dà fastidio uno che fa pipì? Se lo fa in bagno va bene, ma se uno fa la pipì per strada davanti a lei, può darle fastidio". E ancora: "Ci sono organi che sono fatti per ricevere e organi fatti per espellere". Ci sono anche organi che possono non funzionare più tanto bene, come il cervello di Giovanardi, ma c'è da capirlo, poverino: provate voi a crescere con un altro Giovanardi sempre davanti agli occhi. Certe esperienze lasciano un segno.

domenica 12 febbraio 2012

Roma 2020, un altro passo verso il baratro


Entro il 15 febbraio il Presidente del Consiglio Monti dovrà prendere una decisione in merito alla candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi 2020. Le pressioni dal mondo economico, politico e sportivo, affinchè il premier sciolga le proprie riserve, si sono fatte negli ultimi giorni molto forti, ma sono altrettanto forti gli interrogativi ed i dubbi per una scelta che può avere conseguenze economiche devastanti per i prossimi anni. Alcuni dati oggettivi destano non poche preoccupazioni. I mondiali di calcio di Italia '90 costarono l'84% in più del budget iniziale, a causa del lievitare incontrollato dei costi per l'ammodernamento degli stadi. Due anni dopo scoppiò lo scandalo di Tangentopoli. I giochi di Atene 2004 sarebbero dovuti costare 4,5 miliardi di euro. Ne costarono 13, spingendo il rapporto deficit-Pil della Grecia al 6,1%, il doppio di quanto previsto dal Trattato di Maastricht. Il governo greco, per riportarsi all'interno dei parametri europei, cominciò a truccare il bilancio statale per nascondere l'enorme debito accumulato ed entrò in quella spirale perversa che ha condotto il paese al default. Anche il governo cinese si è indebitato pesantemente con le banche, per sostenere i costi sempre crescenti della macchina olimpica, costi però che, sull'economia cinese in forte crescita, hanno avuto effetti negativi minori. Per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 si sforò di "soli" 40 milioni di euro, mentre i Mondiali di Nuoto di Roma 2009 furono un disastro con costi gonfiati, inchieste giudiziarie e gestione fallimentare. Il costo di Londra 2012 è triplicato in otto anni e, considerata la crisi economica mondiale, vedrà comunque un forte calo di partecipazione rispetto alle precedenti edizioni, con pesanti ripercussioni  economiche per il bilancio pubblico. Le Olimpiadi, in sostanza, possono diventare un'importante vetrina internazionale per le economie forti ed emergenti, come furono i giochi di Roma '60 per l'Italia del boom economico o come sono stati gli ultimi giochi per la Cina, diventata prima potenza economica mondiale. Ma costituiscono un pessimo affare per i paesi in crisi economica e con istituzioni corrotte e politicamente decadenti. Il grosso rischio, dunque, è che i giochi di Roma 2020 possano diventare l'ennesimo pretesto per gonfiare di soldi pubblici le tasche dei soliti noti. Del resto la lettura dei nomi dei membri del Comitato Olimpico Promotore ha il potere di trasformare questo rischio in presagio: presidente onorario Gianni Letta, presidente Mario Pescante, vicepresidenti Gianni Alemanno e Gianni Petrucci, coordinatore Franco Carraro, comitato d'onore (tra gli altri) Azzurra Caltagirone, Luca Cordero di Montezemolo, Aurelio De Laurentiis, John Elkann, Diego Della Valle, Emma Marcegalia, ambaciatori (tra gli altri) Antonio Matarrese. C'è da trattenere il fiato e sperare che a Monti le prossime notti portino consiglio. 

mercoledì 8 febbraio 2012

Alemanno e l'emergenza neve: l'importante è apparire




Dopo la disastrosa gestione dell'emergenza neve ed il vergognoso scaricabarile in diretta TV con il Capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, il sindaco di Roma Alemanno sembra animato dalla sola preoccupazione di non rovinare la propria immagine in vista delle elezioni comunali dell'anno prossimo. Ha pensato così bene di farsi immortalare dalle telecamere, mentre spala la neve per le vie della Capitale. In fondo questa è la rappresentazione perfetta dei politici italiani, totalmente incapaci di affrontare i problemi reali dei cittadini che amministrano ed impegnati a tempo pieno a soddisfare il loro egocentrismo, pavoneggiandosi davanti alle telecamere. Il sindaco che brandisce la pala e ripulisce le strade della Capitale, richiama certe immagini del ventennio fascista, con il Duce che miete il grano vigorosamente a torso nudo accanto ai contadini. Del resto quelle sono le radici culturali di Alemanno. Immagini che appaiono però come un insulto alla logica e all'intelligenza umana, considerato,  ovviamente, che il posto del sindaco durante emergenze di questo tipo è alla cabina di regia a coordinare gli interventi e non davanti ad una telecamera ad inscenare il proprio reality show personale. Ma questa è la malattia principale di cui soffrono i  nostri politici e che, come un'infezione virale, sembra aver contagiato anche alcuni ministri di quel governo tecnico che si sperava parlasse poco e facesse molto e bene. Le battute da bar di Martone, Fornero e Cancellieri di questi giorni lasciano poca speranza agli italiani che vivono dietro le telecamere.

lunedì 6 febbraio 2012

La Lega espelle il sindaco che difendeva la legalità


Aveva criticato la linea del suo partito con una lettera amara pubblicata dal Corriere lo scorso 29 settembre, in occasione del voto con cui il Carroccio aveva contribuito a salvare dall'arresto il deputato PdL Marco  Milanese e confermato la fiducia all'ex Ministro Romano, indagato per concorso in associazione mafiosa. A distanza di qualche mese Giancarlo Porta, sindaco leghista di Macherio (provincia di Monza e Brianza) è stato ufficialmente espulso dal consiglio nazionale della Lega Nord. " Espulso dalla Lega Nord solo per aver detto la verità. Non deve passare la lega degli arrivisti e dei disonesti e non passerà. Io, a differenza di altri, continuerò a guardarmi allo specchio e non mi vergognerò". Così ribatte Porta alla decisione dei vertici del suo ormai ex partito. La Lega Nord si conferma dunque un partito fortemente verticistico ed assolutamente intollerante nei confronti di chi esprime dissenso rispetto alla linea ufficiale. Sempre più monarchia assoluta e sempre meno movimento territoriale, alla faccia di quella base che, dopo aver seguito per anni Umberto Bossi con cieca fiducia, si ritrova spesso a dover ingoiare bocconi amari. La Lega legalitaria, se mai è esistita, oggi certifica ufficialmente la propria fine.

giovedì 2 febbraio 2012

La monotonia del posto fisso non vale per i politici


Sentire Monti filosofeggiare sulla "monotonia del posto fisso" equivale ad un pugno in faccia per i troppi giovani italiani precari o disoccupati, per i quali il posto fisso è un miraggio irraggiungibile. Da un punto di vista umano e tecnico, infatti, Monti dimostra di non conoscere la realtà del mondo del lavoro in Italia e quali sofferenze provoca quella "flessibilità" con la quale si riempiono la bocca i nostri politici e gli imprenditori. Avere un lavoro precario oggi in  Italia significa non essere in grado di fare progetti a medio-lungo termine per la propria vita, significa non avere la possibilità di accendere un mutuo per comprarsi una casa, non poter programmare una maternità, non avere prospettive pensionistiche. Dipendenti assunti con partita Iva, contratti a progetto che di progettuale non hanno nulla, mille trucchi che le aziende utilizzano per avere lavoratori a basso costo e di cui liberarsi nel momento in cui non servono più. Da più di dieci anni viviamo nel paese con il mercato del lavoro più flessibile e caotico, dove si utilizza ogni stratagemma possibile per sfruttare il lavoro dei giovani, senza riconoscere loro alcun diritto, ebbene tutto ciò a cosa a portato? Non è forse anche questa una delle cause della crisi economica di questi ultimi anni? Precarietà significa infatti anche meno consumi, dunque meno produzione. Finora le aziende hanno risolto il problema delocalizzando la produzioni nei paesi poveri, compensando la contrazione della domanda con la diminuzione dei costi. Ma quanto potrà durare tutto questo? Abbiamo già visto nelle scorse settimane le prime proteste in Cina di lavoratori che cominciano a reclamare i propri diritti. Ci vorrebbe più serietà nell'affrontare l'argomento di quanta dimostrata da Monti o dalla sua ministra Fornero e più senso di responsabilità anche da parte degli imprenditori. Ci vorrebbe quella serietà di chi vive le problematiche del lavoro sulla propria pelle e non da una comoda poltrona di privilegiato. Lo sanno bene i nostri parlamentari che, infatti, non hanno alcun intenzione di cancellare la vergognosa legge elettorale che loro stessi chiamano porcellum e che garantisce a loro il posto fisso in parlamento.