mercoledì 7 marzo 2012

La strana idea di democrazia del Presidente Napolitano

                                                                                       
A prescindere da un giudizio di merito circa l'utilità della realizzazione della TAV Torino-Lione, la decisione di Napolitano di non incontrare i sindaci della Valsusa contrari all'opera, appare come l'ennesimo schiaffo che le istituzioni dello stato infliggono ad un'idea di democrazia partecipata ed attiva da parte dei cittadini, che con tutta evidenza infastidisce il potere politico espresso dai partiti e le lobby economiche e finanziarie. Se anche il Presidente della Repubblica rinuncia al suo ruolo di arbitro sopra le parti, di conciliatore e mediatore, se decide di ignorare le istanze di rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti (non certo di pericolosi criminali), ebbene se così accade significa che la nostra è una democrazia di forma e non di sostanza, che si esaurisce e consuma nelle elezioni politiche o amministrative, ma dove però poi gli eletti conquistano l'arrogante pretesa di non dover rendere conto più a nessuno delle loro scelte e del loro operato. E' questa un idea di democrazia subita dai cittadini, più che vissuta attivamente, una democrazia che assomiglia sempre più ad un oligarchia autoreferenziale ed intollerante a qualunque forma di dissenso.

2 commenti:

  1. L’Italia è una repubblica democratica. Il parlamento e il governo sono gli organi istituzionali che legiferano e regolano il funzionamento di ciò che dovrebbe attenere al “bene pubblico”. Il nulla osta all’alta velocità viene da lì. I sindaci piemontesi hanno sicuramente delle ragioni a non volere che un treno squarci il silenzio e la pace urbana, sempre difficili da mantenere, ma si stanno comportando in modo alquanto strano. Cota li ha invitati tutti in Regione per un confronto e loro non ci sono andati. Mi piacerebbe sapere il perché. Se il motivo è che Cota è un governatore leghista e loro, chiaramente, sono tutti “collocati politicamente” da qualche altra parte, non è bello. Non credo che sia una questione di appartenenza politica il decidere per un “sì” o un “no” a un confronto con un governatore regionale. Equivale a sostenere che chi non vuole l’alta velocità è di sinistra e chi invece la vuole è di destra. Ma da dove viene questa assurdità? E’ una strumentalizzazione pericolosa. Non parliamo poi di quelle brutte manifestazione dei notav, incappucciati di nero e pronti a rompere e devastare oggetti, strade e altro trovino sul loro cammino. In nome di cosa? Di una pacifica salvaguardia del paesaggio naturale che verrebbe devastato dalla Tav? A me questi ultimi non piacciono. Non troppo nemmeno la Tav, a dir il vero.

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  2. Il problema è proprio dato dal fatto che i dati oggettivi sull'utilità dell'opera non sono molto convincenti, come è dimostrato da una lettera firmata da 340 esperti, ingegneri e docenti universitari di alto livello che hanno espresso molte obiezioni di carattere tecnico proprio in merito alla necessità dell'opera. E da parte dei partiti (sia di destra che di sinistra per la verità) c'è un rifiuto al dialogo e al confronto sui dati che, oltre che poco democratico, è persino sospetto. Forse si teme che i dati numerici smentiscano l'utilità di un'opera sulla quale convergono interessi economici enormi? A nessuno piacciono gli incappucciati, ma non sono anch'essi il prodotto di una politica che rifiuta il dialogo? E una minoranza violenta può screditare l'intero movimento di protesta pacifico? A chi giova dipingere i NoTav come tutti violenti senza distinzioni?

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